IL DOVERE DI CONOSCERE PER DIFFONDERE
di Ernesto Bodini
Potrei iniziare con un mio breve aforisma: “La sete del sapere è un’arsura senza
fine”; ma nel contempo mi domando anche: quanti hanno sete di sapere? E quanti
intendono dissetarsi con l’elisir della conoscenza? Domande senza risposta?
Forse si, ma vediamo come stanno le cose. Probabilmente non tutti sanno
che l’Ozono (in realtà parola molto comune sui dizionari, testi vari,
internet, etc.) è un gas dal caratteristico odore agliaceo, la cui molecola è
formata da tre atomi di ossigeno. Ed è pure interessante sapere, dal punto di
vista culturale che il chimico tedesco Christian
Friedrich Schönbein (1799-1868, nella foto) ne fu lo scopritore durante una serie di
esperimenti chimici. Anche il microbiologo Louis Pasteur (1822-1895) aveva ben compreso la straordinaria
efficacia sterilizzante dell’ozono. Nell’aprile del 1864 durante
una sua lezione alla Sorbona, esultò con grande perizia esperimenti che lui
aveva solo ripetuto…, riprovando la metodologia di chi sosteneva che l’aria non
ha la proprietà di far nascere da sé sola la vita, ma la trasmette attraverso
organismi viventi in essa contenuti. Preconizzò, con incredibile lungimiranza,
l’impiego dell’ozono in enologia.
Purtroppo la mancanza di apparecchiature ad ozono, sofisticate come quelle in
uso oggi, e di strumentazioni scientifiche di laboratorio, non gli permise di
comprendere che nel processo di invecchiamento dei vini di pregio, per le sue
caratteristiche di forte ossidante, era considerato generalmente come elemento
non positivo nei riguardi delle caratteristiche organolettiche del vino.
Ma perché parlare di ozono? Non certo per ragioni
innovative e tanto meno didattiche, più semplicemente per “riproporre”
l’importanza della conoscenza delle potenzialità naturali di una sostanza (che
la Natura ci ha voluto donare), poco divulgate se non dalle fonti di settore.
Ma quali interessi può avere la collettività ad approfondire tale conoscenza
per poi arrivare ad impiegarlo per il proprio benessere e sicurezza? Sappiamo
come l’ignoranza “attiva” è deleteria e non porti mai da nessuna parte (se non
nel baratro dei “diseredati” dalla Natura). Basti pensare, ad esempio, a chi
non ha mai voluto approfondire la conoscenza dell’amianto: ci sono voluti molti
decenni per erudire (verbo che ritengo essere appropriato) la collettività che
tale miscela di minerali del gruppo dei silicati, desse origine a manufatti
altamente nocivi alla salute, nonostante riscontri autoptici degli anni ’30 - ’40
l’avessero dimostrato. Personalmente, attraverso la mia attività di divulgatore
scientifico, da anni mi prodigo per informare e a volte “rettificare” notizie
inesatte su questo argomento. Ma da anni mi interesso anche del mondo ozono.
Per esempio, il 21 settembre 2005 pubblicai un articolo per La Stampa -Tutto Scienze, e più
precisamente sulla utilità dell’ossigeno-ozonoterapia in ambito clinico. Una
passione per l’ozono visto sotto una
nuova luce scientifica, e non secondo l’ignoranza della contro-informazione,
che mi ha spinto a nuovi approcci ed esperienze.
Un lungo percorso conoscitivo e di approfondimento, per il quale devo
riconoscenza ad un illustre medico ricercatore, il dott. Vincenzo Simonetti (che tra l’altro mi invitò ad un
congresso mondiale proprio sull’Ossigeno-ozonoterapia, come relatore sul ruolo
dell’etica e cultura dell’informazione medico-scientifica), ma nel contempo
devo un grazie anche al prof. Enzo Cutini Ungaro (conosciuto sempre in quell’occasione
congressuale) che presentò l’altra faccia dell’ozono: quello non per uso clinico. Scoprii così le innumerevoli
quanto sicure applicazioni, nonché l’utilità in svariatissimi settori del vivere
quotidiano. Mi ero però posto una domanda, che oggi rivolgo a chi mi legge: se
l’ozono è così poco divulgato è
possibile immaginare una inconsistenza scientifica applicativa e quindi
culturale? È una bufala (come si direbbe nel nostro gergo) dei giorni nostri? A
mio avviso, è molto scarsa nel nostro Paese la preparazione scientifica di
molti giornalisti, ma anche la predisposizione ad informare su argomenti di
scienza. Va detto che in tutti i campi, quindi anche in questo, al di sopra di
tutto prevale l’interesse e, per dirla fino in fondo, detta legge non chi sa di
più ma chi ha più potere! Ma tutto questo è lecito? E quali sono i limiti del
lecito? Io credo che ogni attività commerciale, professionale, compresa l’informazione,
deve rispecchiare soprattutto l’interesse dell’unico destinatario: il Consumatore. È questa figura, sempre
sbandierata ma mai davvero rispettata, che deve ricevere quegli imput informativi che costituiscono
veramente la garanzia assoluta per decidere senza subdole coercizioni
mediatiche e pubblicitarie quali prodotti scegliere. Forse l’Ozono, facendo parte dei doni della
Natura e non delle conquiste commerciali dell’uomo, affievolisce l’interesse
della sua diffusione: peccare di ignoranza “attiva”, ripeto, non ci porta da
nessuna parte; ma se vogliamo concretamente fruire dei molteplici benefici
dell’ozono è bene essere coscienti di
come possiamo essere opportunamente informati, individuando le fonti più idonee
ma soprattutto la professionalità e l’eticità di chi è preposto a questo tipo
di informazioni. Da tanti anni l’ozono è largamente impiegato per disinfettare,
dare freschezza ai cibi prolungandone la vita in totale sicurezza, distruggere
virus, batteri, funghi, senza che vi siano effetti collaterali o residuali.
In Italia il Ministero della Sanità (con Decreto n. 24482 del 31/7/1996) ha
riconosciuto l’efficacia dell’Ozono
come Presidio naturale per la sterilizzazione degli ambienti contaminati da
batteri, virus, spore, etc., ed infestati da acari, insetti, etc. Per rispettare il Codex Alimentarius
che viene applicato attraverso il sistema di autocontrollo HACCP, sigla che sta
per Hazard Analysys Critical Control Point (Analisi dei Pericoli e dei Punti
Critici di Controllo), si impiega nel mondo, da molti anni, l’ozono. È evidente
che non si tratta di cose astratte. Per
giusta informazione evidenzio che negli Stati Uniti la FDA (Food and Drug
Administration) lo dichiarò Generally Recognized as Safe (GRAS - generalmente
riconosciuto come sicuro fin dal 1982, e il tutto venne sviluppato e codificato
dalla NASA per dare maggior sicurezza alle missioni spaziali. A Novara c’è
un’azienda specializzata nella lavorazione del silicio che viene usato per
realizzare microprocessori che rientrano anche nel Programma spaziale europeo
ESA; ebbene la disinfezione finale del prodotto avviene grazie all’ozono. Ma perché non se ne parla maggiormente?
Forse l’Industria dei disinfettanti chimici non ne sarebbe contenta; l’ozono è
ampiamente alternativo al cloro ed estremamente più efficace ma le
multinazionali della disinfezione a costo di produzione quasi zero, non
intendono perdere la posizione. Stessa cosa la verifichiamo in medicina dove
una buona quantità di farmaci potrebbe essere abbandonata a favore di un
impiego mirato dell’ozonoterapia. Quindi “qui
prodest”? Vorrei concludere
citando quanto sosteneva il prof. Albert B. Sabin: “La scienza, per se stessa, deve avere come obiettivo la scoperta delle
cose. Questo, è il compito della scienza. Deve spiegare la natura, per spiegare
l’universo deve spiegare la ragione delle cose. Questo deve fare”. Se
vogliamo far nostre queste sue affermazioni, non è detto che pecchiamo di
plagio nel diffondere la conoscenza dell’ozono e le sue proprietà che, se non
applicate, in non pochi casi, i “mancati” fruitori potrebbero recitare un
semplice ma inevitabile “mea culpa…!”
Commenti
Posta un commento