DUE PAROLE SUL VOLONTARIATO "PROFETICO"

Riflessioni obiettive sul concetto del volontariato possono "far luce" su dubbi e incertezze, e nello stesso tempo inducono a fare i conti con la propria coscienza, unico "Tribunale" al quale non si può mentire


di Ernesto Bodini

Accanto al volontariato organizzativo vi è un volontariato, per così dire, più "privato", che fa della assoluta gratuità il principio guida della propria azione. "Il fatto di non essere inglobato in Organizzazioni ben definite dal punto di vista istituzionale (socio iscritto e quindi membro attivo) - spiega Oliviero Arzuffi, docente di lettere italiane e Storia, e autore di "Emarginazione A.Z:" - da una parte lo espone sul piano sociale e sul piano politico, dall'altra però gli conferisce una forte "carica profetica" ("nemo profeta in patria": raramente una persona di merito è stimata per quello che vale nella propria società). Sono ragioni per lo più religiose ed umanitarie che spingono uomini e donne che già esercitano una loro autonoma professione lavorativa a dedicare il loro tempo libero ad alleviare le sofferenze dei poveri".
Generalmente le modalità del suo operare sono caratterizzate dall'assunzione del bisogno dell'altro attraverso un rapporto diretto, da persona a persona, non mediato cioè dall'Istituzione e non filtrato dalla burocrazia dell'Ente pubblico o dall'associazione; dalla massima valorizzazione delle motivazioni individuali, al di fuori ed oltre il limite dell'ideologia, che spingono il singolo a prestare il suo servizio nel sociale; dalla tendenza a dare risposte immediate a richieste immediate, calate nella quotidianità, non attraverso cioè l'adesione prima ad un programma politico o in base ad una militanza in una organizzazione di massa; è l'individuo concreto che viene qui assunto in ragione della comune appartenenza all'umanità; dall'assunzione della tolleranza: politica, etnica, religiosa come criterio guida dell'agire del singolo come del gruppo.
Va però detto che ciascuno di questi volontari (che probabilmente non sono molti) completa questo proprio impegno con ulteriori motivazioni, ha dei suoi riferimenti istituzionali e sociali, ma il suo agire conserva per lo più questo stile di vita: individualità, spontaneità e gratuità sono le tre connotazioni fondamentali di questo tipo di volontariato.Operare attraverso studi, ricerche ed azioni personali con intelligenza e dedizione (è sempre la presenza umana che è apportatrice di conforto e di speranza...) costituisce l'obiettivo principale di ogni essere umano, le cui speranze devono essere riposte in ciascuno di noi poiché nessuno è troppo povero da non aver nulla da dare: sarebbe come se i ruscelli di montagna dicessero di non aver nulla da dare al mare perché non sono fiumi. Dare quello che si ha per qualcuno può essere più di quanto si creda, e dare subito significa dare due volte! Del resto, il vero volontario che per libera scelta e convinzione agisce per soccorrere il prossimo, non è un pioniere e non ha bisogno di essere normato, e a mio avviso nemmeno essere premiato. La nostra società non ha solo dei doveri nei confronti dei propri membri più indifesi e quindi più bisognosi, ma ha anche bisogno di loro: è povera la società che si priva del loro apporto. E ciò si basa su una buona base di ottimismo e nella convinzione che la speranza sostiene la nostra capacità di vivere nelle avversità senza essere sopraffatti, anche se gli ostacoli appaiono insuperabili.
Un ulteriore breve commento. Si ritiene che l'Italia sia l'unico Paese europeo che abbia al suo attivo il maggior numero di associazioni di volontariato (più o meno costituite con lo stesso criterio statutario: non a fini di lucro),parte delle quali svolgono azioni di intervento che spetterebbero alle Istituzioni pubbliche. Da ciò ne deriva che tale forza operativa tende a voler "sanare" (direttamente o indirettamente) il Welfare state. Una incongruenza davvero inconcepibile se si pensa, tra l'altro, che tale presenza potrebbe essere occupata da cittadini ("vera" forza lavoro) in cerca di una occupazione, e che probabilmente ben si adatterebbero a ricoprire ruoli di utilità sociale. Ma è risaputo che l'obiettività e la razionalità, come la meritocrazia, sono atteggiamenti mentali e culturali in continuo declino. E, a questo proposito, persiste quanto sosteneva un saggio, particolarmente obiettivo: "La maggior parte degli uomini e delle donne è costretta ad assumere un ruolo per il quale non ha nessuna attitudine: il mondo è un palcoscenico sul quale le parti sono assai mal distribuite".

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