A TORINO UN CONVEGNO SCIENTIFICO SISMED

Quando la pluridisciplinarietà scende in campo per un concreto confronto tra medici specialisti e medici del territorio. Una società scientifica per la prevenzione e la cura delle pluripatologie.


di Ernesto Bodini


“Il board scientifico è prevalentemente universitario, e i membri che organizzano i vari congressi sono medici del territorio e di Medicina Generale (MMG). La parte universitaria in qualche modo contribuisce a formare quello che è il nostro programma di aggiornamento futuro, e a darci una visione prospettica di quelli che sono i parametri da tenere in considerazione per quanto riguarda, ad esempio, le patologie emergenti, le nuove terapie e più efficaci. E con i MMG portiamo avanti un ragionamento costante del territorio, peraltro contraccambiato con altrettanta soddisfazione”
“Abbiamo costanti contatti istituzionali cone le Asl di riferimento e con le Università. Quindi siamo un punto di riferimento nel territorio, ma anche per quanto riguarda la dignità professionale del medico, ossia la salvaguardia di questo nei confronti di altre categorie professionali”

L’impatto con le patologie sulla qualità di vita delle persone colpite da patologie di rilevante incidenza come quelle dell’apparato cardiovascolare e dell’apparato respiratorio, è stato uno dei leitmotiv che hanno portato nella città subalpina il III congresso scientifico della Sismed (Società Italiana di Scienze Mediche), che si è tenuto in questi giorni al centro congressi del Lingotto. Una società scientifica (con sede legale a Roma e operativa a Teramo) che, seppur giovane, ha tutte le caratteristiche per proporsi ed “imporsi” nel mondo accademico e sociale al fine portare alla luce, con confronti diretti fra i diversi specialisti, i più recenti aggiornamenti in fatto di prevenzione e terapia. A corredo della tre giorni scientifica, abbiamo intervistato il dottor Gabriele Catena, presidente nazionale della Società e direttore del Dipartimento di Cardiologia ambulatoriale dell’Asl/4 di Teramo.

Dottor Catena, quando e perché nasce la Sismed?

“Nasce nel novembre 2010 dall’esigenza di molti colleghi specialisti di creare un punto di interlocuzione interdisciplinare, soprattutto nei confronti di quei pazienti con  pluripatologie (che tra l’altro vediamo più frequentemente negli ambulatori), e creare un linguaggio comune tra gli stessi medici per far comprendere meglio al paziente la natura delle varie patologie, affinché la terapia venga visualizzata anche dal medico di famiglia in maniera concreta ed univoca”

Quali sono i vostri rapporti con i colleghi del Territorio in particolare?

"Il board scientifico è prevalentemente universitario, e i membri che organizzano i vari congressi sono medici del territorio e di Medicina Generale (MMG). La parte universitaria in qualche modo contribuisce a formare quello che è il nostro programma di aggiornamento futuro, e a darci una visione prospettica di quelli che sono i parametri da tenere in considerazione per quanto riguarda, ad esempio, le patologie emergenti, le nuove e più efficaci terapie. E con i MMG portiamo avanti un ragionamento costante del territorio, peraltro contraccambiato con altrettanta soddisfazione"

Quali sono le specialità mediche che richiedono un maggior “sostegno” da parte della Sismed?

“Io credo che tutto ciò che sia Medicina Interna debba essere fortemente sostenuto. Nei nostri congressi parliamo spesso dell’ipertensione, delle malattie cardiovascolari, ma soprattutto di patologie che hanno delle grandi aree comuni. Ad esempio, le patologie respiratorie hanno un’area comune con la Cardiologia, come pure, ovviamente, lo scompenso cardiaco; ma anche il diabete e le malattie metaboliche hanno riferimento con la Diabetologia; e il soggetto iperteso è il malato che più frequentemente si avvicina alla insufficienza renale, etc. È così che si compone un quadro di plurispecialisti, che forse una volta erano inquadrabili nell’unica figura di medico internista; oggi, invece, la specializzazione è tanto più approfondita quanto più è settoriale, e si tende a dimenticare la visione olistica del paziente stesso…”

Tra tutti i colleghi vi “accomuna” di più il concetto della prevenzione o della cronicità?

“Sono indubbiamente due concetti in unisono: non possiamo creare una priorità a discapito di una delle due. La prevenzione è fondamentale per evitare che si cronicizzino le patologie di più ampio impegno; e parimenti dobbiamo tener presente le patologie come quelle degenerative cronicizzate (sempre più frequenti) in pazienti sempre più anziani, che ovviamente vanno trattate con lo stesso impegno della prevenzione”

Quali sono i vostri rapporti con le Istituzioni sanitarie non scientifiche?

"Abbiamo costanti contatti istituzionali con le Asl di riferimento e con le Università. Quindi siamo un punto di riferimento nel territorio, ma anche per quanto riguarda la dignità professionale del medico, ossia la salvaguardia di questo nei confronti di altre categorie professionali"

Ogni anno un congresso, ma con quale altro orientamento scientific,o oltre all’aggiornamento, vi proponete?

“Spesso il medico di medicina generale e territoriale è un professionista che lavora solo anche quando è in équipe, e deve far fronte a responsabilità critiche e decisioni importanti nei confronti del paziente, e questi appuntameni congressuali servono proprio ad un confronto personale del professionista con i colleghi. Oggi, nell’epoca del “web” sarebbe anche inutile fare un congresso con dei delegati: basterebbe farlo in videoconferenza, ma il contatto umano e quindi la possibilità di scambiare le sensazioni oltre che le esperienze, riteniamo che sia altrettanto importante proprio per conoscere anche i risvolti umani e sociali della professione e quello che c’è dietro, che sono magari utili per superare eventuali criticità…”

Quali criticità, appunto, intendete evidenziare come Società scientifica?

“In primis ritengo sia quella relativa alla mancanza di Ricerca nel nostro Paese, ma anche all’aspetto normativo che in qualche modo condiziona e lede un po’ la dignità del medico, che è quello di trasferire ai farmacisti la possibilità di “prescrivere” farmaci generici da loro ritenuti più opportuni… E in questo senso si crea una sorta di “rottura” del rapporto medico e paziente, a favore di un rapporto tra farmacista e paziente… che spesso è di tipo commerciale. A questa stregua il paziente si vede così cambiare la stessa confezione del farmaco più volte in un anno, e questo comporta soprattutto negli anziani il non riconoscere più il farmaco e le modalità dell’uso; quindi si “scavalca” così la figura del medico neanche a vantaggio di un’economia di sistema, ma di un’economia di settore che è quello dei farmacisti e, pur riconoscendo la loro valdità professionale, non possiamo dare ad altri una competenza che è nostra ed esclusiva”

Qual è il vostro impegno rispetto alle malattie rare?

“Questo è un tasto particolarmente dolente. Sino ad oggi non abbiamo avuto modo di affrontare questa realtà per una serie di motivi. I nostri congressi, oltre ad essere “sostenuti” con il nostro lavoro, sono altrettanto sostenuti con la partecipazione delle Case farmaceutiche, le quali hanno interesse che si conoscano le innovazioni tecnologiche, terapeutiche e tutto ciò che può essere utile al medico e al paziente. Ma la malattia rara, purtroppo, a volte è relegata nel limbo per i costi eccessivi che comporta la relativa ricerca e con pochi risultati per queste Aziende. Tra le nostre attività c’è anche quella di sostenere le ricerca rispetto a questo ambito, ma purtroppo a questo riguardo i nostri limiti non sono pochi…”



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