Cari Lettori,
permettetemi questo aggettivo che vuole
essere non tanto confidenziale (non ne avrei il diritto), quanto invece un modo
per “coinvolgervi” in alcune considerazioni post-pandemia, che modestamente
ritengo essere oggettive oltre che utili. Probabilmente studiosi ed esperti in
materia medico-scientifica, psicologica e sociologica si saranno già cimentati nell’analizzare gli effetti e le conseguenze originate dal virus ma
personalmente, quale attento osservatore e divulgatore di tematiche sociali, mi
vorrei soffermare proprio sugli aspetti affettivi e socio-relazionali che
ritengo essersi alterati certamente in non pochi casi, anche se parte della
popolazione in genere non se ne avvede o dà relativa importanza. In questi
oltre tre anni pre e post pandemia ho osservato (considerando anche comuni
lamentele) che sono aumentate le incomprensioni, le intolleranze e le distanze
tra persone comuni, colleghi, amici, famigliari e conviventi, e tutto è
diventato più difficile e non sempre far ricorso (per chi l’ha fatto e chi lo
fa) alla saggezza dei nostri avi è servito ad allentare le tensioni; anzi, in taluni
casi si sono verificati comportamenti lesivi tra persone apparentemente più
fragili (spesso di ceto socio-culturale modesto), sia pur in concomitanza di
eventi di altra natura… Ancor peggio il fatto che in molti casi non si accetta
più il dialogo, come pure un rifiuto da parte di molti senza alcuna
giustificazione creando quell’anonimato che mai si verificherebbe tra gli animali…,
i quali, per il fatto di non avere il dono della parola, ma con il loro intuito
istintivo spesso ci insegnano quanto sia importante la civile convivenza. A
seguito di tutto ciò, quando alcuni esperti sono stati interpellati per
esprimere un parere sugli effetti di tali comportamenti, non ho rilevato utili
suggerimenti per superare il malessere di ognuno. Per contro, si è dato sfogo
ad iniziative ed intraprendenze di ogni genere, aventi motivi di “distrazione”
ma ciò nonostante il dialogo e il rapporto umano comunque impostati non hanno
modificato la psiche, anche in modo poco percettibile… Ora, dare colpa
unicamente ad un virus credo che non sia sufficiente, proprio perché alla base
c’è la singola personalità e quindi il carattere della persona, e il modo di
reagire a tale evento pandemico è ovviamente soggettivo; una soggettività che
però non deve essere un “alibi” perché se così fosse, ciascuno accamperebbe
scuse a destra e a manca. Ma torniamo alle reazioni comportamentali. Quanti
rapporti affettivi, famigliari, di comune conoscenza e soprattutto di amicizia
si sono deteriorati se non addirittura annullati? Probabilmente non è stato
fatto un censimento, anche perché credo che nessuno avrebbe interesse a
cimentarsi in questa impresa, considerando che nel frattempo si sono incrementati
anche gli eventi dannosi causati dalla Natura che hanno contribuito a mettere a
dura prova la psiche umana, oltre alla mera sopravvivenza. Tuttavia, si continua
a commentare qua e là ma poi tutto rientra e, le relazioni sociali, amicali ed
affettive rimangono più o meno alterate, spesso aggravate dalla incomprensione
sulla base di un lessico non comune indipendentemente dal grado di istruzione e
di cultura. Ed è così, io credo, che la nostra esistenza continua ad essere
sempre più turbata, incerta e dagli scarsi obiettivi razionali, lasciando campo
libero a fantasie e desideri di appagamenti spesso ludici che di fatto lasciano
un vuoto interiore… Ma il fatto di non essere più in grado di ben comprenderci
e di conseguenza relazionarci, è anche un insulto ai doni avuti in eredità alla
nostra venuta in questo mondo. Paradossalmente si sono intensificati i messaggi
d’ogni sorta da parte dei mass media e soprattutto della pubblicità, che da
sempre ritengo in parte “responsabili”, con l’offerta di messaggi e prodotti
espliciti o sub-luminali assai discutibili… un vecchio adagio recita: «Quando
due non si capiscono, è colpa del più intelligente». A voi, cari
Lettori, le considerazioni finali.
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